El Jem ed il suo patrimonio culturale romano

Una storia millenaria ed un anfiteatro romano contornato da musei: una perla della cultura nel cuore della Tunisia. Mosaici, antichi combattimenti e nuovi festival in una terra che al tempo dei Romani era rigogliosa: un vero e proprio giardino dove le famiglie più abbienti costruivano ville che sfoggiavano non solo la loro opulenza, ma anche il loro credo.

Per chi anche in Tunisia desidera visitare siti archeologici, nel governatorato di Mahdia ritroviamo El Jem, una città a 200 km da Tunisi dove un tempo fermava il treno per Tozeur, celebre perché ospita alcune delle migliori rovine romane di tutta l’Africa. Proprio qui, durante la campagna d’Africa di Cesare nel secondo secolo dopo Cristo, i Romani hanno impiantato su rovine puniche Thysdrus, una città crocevia verso la Tunisia centrale, ricca di acqua, cisterne romane, dighe, pozzi (oggi tutte risorse in declino per abbandono), celebre per la produzione di olio d’oliva soprattutto sotto Adriano (117-138 d.C.), ma oggi è una coltura pressoché scomparsa. Era una città ricca anche grazie ai numerosi scambi commerciali e l’uso del papiro, che appunto in questa asciutta città trovava il suo luogo di conservazione ideale.

Nonostante Thysdrus, seconda solo a Cartagine, sia stata rasa al suolo dopo la rivolta dei latifondisti del 238 (scoppiata a causa della reintroduzione di una tassa sull’olio d’oliva), è una città che ha ancora numerosi siti romani visitabili, tra cui una trentina di ville romane ed un Museo, ma su tutti svetta quello che una volta era nella periferia della città, mentre oggi ne occupa il cuore.

L’Anfiteatro romano

Risalente al terzo secolo e testimonianza dell’Impero Romano insieme alle Terme di Cartagine e al Museo Nazionale del Bardo, questo anfiteatro è spesso erroneamente chiamato colosseo ed al suo massimo splendore è stato calcolato aveva una capienza di circa 35000 spettatori seduti. Per darvi un metro di paragone: il Colosseo di Roma, cui questo anfiteatro è gemellato, ha oltre 50000 posti a sedere.

Inizialmente intagliato nel tufo, nel II secolo le mura vengono innalzate sino a 36 metri, sostenute da colonne corinzie. E’ un anfiteatro ellittico che ha i suoi assi rispettivamente di 148 e 122 metri, con un’arena centrale in sabbia che misura 65 per 39 metri. Sotto il piano dell’arena ritroviamo due gallerie a croce ed una serie di celle e stanze per alloggiare combattenti e fiere, mentre il podium sull’arena era rialzato.

L’anfiteatro di El Jem dista solo 8 minuti a piedi dalla stazione ferroviaria, il che lo rende visitabile senza necessariamente dover pernottare in loco, ma per chi si decide ad andare raccomandiamo caldamente una visita anche al museo archeologico della città, visitabile con lo stesso biglietto pagato per l’anfiteatro, dove potrete ammirare una zona al chiuso ed il parco archeologico del museo.

Usato per gladiatori e corse di carri (le bighe del film Ben-Hur), l’anfiteatro rimase intatto fino al diciassettesimo secolo, quando parte delle sue pietre furono riutilizzate nella costruzione della città di El Jem e della Grande moschea di Qayrawan. Durante un conflitto con gli Ottomani la struttura, resa fortezza in epoca bizantina, fu presa a cannonate per stanare i ribelli che avevano trovato rifugio al suo interno. Nonostante tutto, qui ancora oggi è possibile ammirare i più grandi capitelli romani della Tunisia: 1,86 metri di altezza.

Dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità nel 1979, l’anfiteatro è stato sfruttato anche per uno spot pubblicitario per Nike nel 1996: “Good vs. Evil”, dove dei noti calciatori ingaggiati dalla multinazionale affrontavano un diavolo e la sua squadra, per impedire loro di cancellare il gioco del calcio. In tempi più recenti è stato sfruttato anche per alcune scene del film “Il Gladiatore”.

Il Museo di El Jem

Visitabile, come dicevamo, con lo stesso biglietto dell’Anfiteatro, il Museo di El Jem possiede la più grande collezione di mosaici dopo quella del Museo del Bardo ed è stato ricavato da un’antica villa romana ancora quasi intatta, caratterizzata da un cortile centrale circondato da un peristilio che si affaccia sulle sale che ospitano sculture, ceramiche e soprattutto splendidi mosaici sia bicromi che policromi, che a prima vista molto ricordano quelli presenti nella villa romana di Piazza Armerina, in Sicilia. Oltre a questo, il museo ospita una straordinaria esposizione di elementi architettonici appartenuti alle ville e agli edifici pubblici della città e da qui è possibile accedere al Parco archeologico, per visitare quel che resta della Villa del Pavone; la Villa di Bacco; la Villa di Tertulla; la Villa della processione dionisiaca (una domus a peristilio scoperta di recente, risalente all’età antonina: 98-180 d. C.); la Villa di Sileno e l’asino; le Terme della Civetta e la Sollertiana domus.

Un paragrafo a sé merita la cosiddetta Villa o Casa d’Africa, che ospita il più celebre mosaico del complesso: la Dea benefattrice Africa raffigurata in due diversi mosaici: il primo la vede in un quadrato contornato dalle quattro stagioni, mentre il secondo la ritrae tra le provincie romane. La particolarità del ritrovamento è che queste rappresentazioni sono le prime in cui questa Dea viene rappresentata su mosaico piuttosto che su monete e ceramiche. E’ raffigurata come una giovane donna con una pelle d’elefante sul capo, che nel secondo mosaico è contornata dalle altre province romane: Egitto, Asia, Spagna, Sicilia ed una quinta provincia ancora non identificata con certezza, che incorniciano la possente Minerva, simbolo di Roma.

E’ una Villa immensa, ricostruita parzialmente nel recinto museale grazie ad un progetto franco-tunisino. Conta circa tremila metri quadri, rinvenuti grazie agli scavi, ed ha una pianta che si sviluppa intorno ad un triclinium-oecus (sala da pranzo) ed un peristilio, abbellito da una vasca, da cui si accede alle varie stanze: cucina, due sale per gli ospiti, un locale a semicerchio per le divinità della casa, dove ritroviamo un mosaico sulla Nascita di Venere. Possiede una stazione termale di cinquecento metri quadri e trasmette tutta la potenza e la cultura di un padrone di casa certamente devoto a Roma, ma anche fortemente legato a questa terra africana ed alla sua cultura.

Numerosi altri mosaici rinvenuti ad El Jem sono esposti al museo nazionale del Bardo, a Tunisi, ed al museo archeologico di Sosa (sempre in Tunisia).

Per il notevole e meticoloso lavoro di raccolta delle immagini e delle informazioni inerenti i mosaici di El Jem vi consigliamo questo sito che, sebbene sia in francese, mostra i singoli mosaici spiegando bene cosa ritraggono, di che periodo sono e dove sono collocati (se ad El Jem, al museo del Bardo, di Sosa o altrove), oltre che il luogo di ritrovamento.
Nella nuova ala del museo di El Jem sono esibite la ricchezza e varietà delle maestranze presenti a Thysdrus in epoca romana.

Anfiteatri precedenti

A quanto pare, l’attuale è l’unico rimasto di tre anfiteatri: il primo, risalente al primo secolo a.C., pare fosse una semplice cavea scavata nella roccia, senza opere in muratura ed adibito alle lotte tra gladiatori. Giunto al lmite, questo primo anfiteatro fu riqualificato in epoca flavia: riempito di terra, fu ingrandito sino a far raggiungere all’arena le dimensioni di 40 per 60 metri. Questo secondo anfiteatro viene dotato di una pedana, gradinate sui terrapieni che lo circondavano e due “carceres”: celle e stanze per belve e galdaiatori, in attesa dell’ingresso in arena. Sebbene questi primi due anfiteatri siano molto diversi per conformazione, questa seconda versione è simile ad altre strutture presenti in Tunisia, come nel Thuburbo Majus, di cui probabilmente parleremo in un altro articolo. La particolarità di El Jem quindi è anche di aver ospitato tre anfiteatri romani civili, visto che la città non ha mai ospitato una guarnigione romana.

Individuato grazie a delle fotografie aeree, il circo di Thysdrus era lungo oltre 500 metri e largo circa 100 metri. Questo indica che nel periodo di massimo splendore della città, aveva le stesse dimensioni del circo di Massenzio a Roma.

Les journees romaines d’El Jem

Compreso il potenziale storico, culturale ma anche e soprattutto turistico di questo sito, nel 2017 l’associazione “We love ElJem” ha iniziato ad organizzare un evento chiamato ThysdrusLe giornate romane di El Jem, che nel 2022 ha visto la sua quinta edizione. Sostenuta anche dal Ministère des Affairès Culturelles e l’Agence de Mise en Valeur du Patrimoine et de Promotion Culturelle, l’Associazione ogni anno, nei giorni intorno al 20 marzo, organizza questo evento, dedicato a far conoscere la vita quotidiana a Thysdrus per com’era in epoca romana. Questo comprende:

  • laboratori di mosaico, lavorazione dell’argilla, scrittura su papiro, tecniche di combattimento tra gladiatori e tiro con l’arco
  • valorizzazione dell’anfiteatro romano e del museo archeologico di El Jem
  • rappresentazione di combattimenti, concerti di musica antica, rappresentazioni teatrali, carnevale romano (sfilata in abiti “d’epoca” dal municipio all’anfiteatro)
  • valorizzazione del patrimonio culinario tramite la cucina romana dell’epoca e di piatti locali
  • promozione del turismo culturale e dell’artigianato locale
  • sfruttamento della romanità come motore di animazione del patrimonio cittadino

In effetti, con un’affluenza prevista di circa 10000 persone, è sicuramente un evento che andrà a crescere e, grazie all’amore per il proprio territorio, a migliorare nel tempo.

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